“Vince’ tu si’ fesso!” 

Vincenzo Ametrano avvertiva l’aria di burrasca domestica da lontano, già a metà della salitella che percorreva tutte le sere per andare dalla sua bottega, vicino alla piazza del paese, fino a casa. Quella sera però l’aria di burrasca l’aveva sentita addirittura mentre abbassava la saracinesca del negozio, il che voleva dire che quella in arrivo era proprio bella grossa.

Il tranquillo scorrere della vita a Monte Saraceno, un piccolo paese dell’appennino lucano, viene sconvolto dall’arrivo di un uomo dal passato oscuro e inquietante: l’Ammerikano. Wilber Boscom, l’ultimo discendente di una coppia emigrata clandestinamente negli Stati Uniti, ha appena portato a compimento la sua personale e atroce vendetta contro una famiglia mafiosa italo-americana, gli Zambrino, ed è per questo costretto a fuggire per evitare sanguinose ritorsioni. Ma appena l’uomo approda nel piccolo centro all’ombra dei pozzi di petrolio della Val D’Agri, il suo passato si intreccia con la placida realtà del luogo, alterandone inevitabilmente gli equilibri e innescando una sequenza di eventi che vede in Vincenzo, un suo lontano parente, un contraltare perfetto del protagonista. La fitta trama di questo libro si snoda in modo piacevole, alternando tragedia e commedia, noir e rosa, ma tenendo sempre alto il livello emotivo della narrazione, e ciò che scorre sotto la superficie del romanzo, condotto con uno stile avvincente e al contempo ironico, è una sovrapposizione di strati splendidamente contrastanti, dove finanza e traffici internazionali si mischiano alle tradizioni e ai vizi di un’Italia che non c’è più. Che crediamo non ci sia più…

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