Alessandro Barbero

La bufala blasonata di oggi tocca ad un pezzo da 90. Che dico: almeno almeno da 180!

Parlo di Alessandro Barbero.

Poco più che sessantenne è docente di Storia medioevale presso l’Università del Piemonte Orientale. Vincitore del premio Strega del 1996 ha scritto molti libri, uno a quattro mani con Piero Angela, ed è famoso per le sue spettacolarizzazioni della Storia. Autore di incursioni che partono dal Medioevo, per sconfinare in tutti i periodi storici, riducendo all’attualità, con intenti didascalici e pedagogici, fatti e fatterelli.

In TV, davanti e dietro le quinte, ancora con Piero Angela e a RAI Storia.

Poteva quindi trascurare di intervenire sulla questione del carcere di Fenestrelle definito dai neo-borbonici e da molti studiosi un lager?

Giammai! Presa carta, penna e calamaio scrive un ponderoso saggio: “I prigionieri dei Savoia”, edito nientepopodimeno che dalla storica casa editrice Laterza, di Bari.

Eccolo tuonare già in premessa: “Nell’ Italia di oggi, almeno quando si parla del passato, le menzogne più grossolane si trasformano facilmente in verità per tanta gente in buona fede” e quindi “Questo libro tenta di ricostruire veramente ciò che accadde ai prigionieri napoletani portati al Nord” e con tanta fatica che rende necessaria una ricerca certosina, tanto che persino “Il lettore vedrà che la ricostruzione è per lo più estremamente minuziosa, anche quando si tratta di questioni che normalmente non meriterebbero tanto sforzo”.

Neo-borbonici sistemati.

Bravo, bravissimo! Quanno ce vò ce vò.

Barbero è uno storico e in quanto tale ha fatto propria la lezione di Marc Bloch contenuta nel bellissimo libro “Apologia della storia o Mestiere dello storico” che, come ci ricorda nella prefazione al libro Jacques Le Goff, spiega anche la “Indissociabilità della caccia dei dati dall’interpretazione” e che per Bloch “il mestiere di storico si esercita mediante un altro costante andirivieni, quello tra i dati e l’interpretazione di questi dati. L’autore quindi preferisce dati a documenti,  fonti piuttosto che fatti.”

Tornando quindi a Fenestrelle, quale sarà mai la vera storia?

Barbero’s incipit: “La sera del 9 novembre 1860 una colonna di soldati in lacere uniformi turchine, disarmati e sotto scorta, marciava lungo la tortuosa strada alpina che risale la val Chisone, nelle montagne piemontesi, verso la fortezza di Fenestrelle …”.

Il punto è tutto qui: quante probabilità avevano i soldati napoletani che arrivavano già provati da un lungo viaggio in nave e a piedi di sopravvivere ai rigori dell’inverno delle montagne piemontesi nelle loro divise estive per di più lacere e, aggiungo io, malmessi?

I neo-borbonici pongono la fortezza di Fenestrelle ad una altezza di 1800 metri s.l.m. , qualcuno in uno slancio entusiastico arriva a 2000.

E il minuzioso Barbero?

“… costruita a 1200 metri sul livello del mare”

Converrete che la questione della quota sul livello del mare in cui si trova Fenestrelle, a dimostrazione di quanto affermato da Bloch, non è affatto né secondaria né una minuzia. Perché se le probabilità di sopravvivenza di uomini mezzi nudi a 1200 metri di altezza in val Chisone, in pieno inverno e su una rocca sferzata dai venti dentro una fortezza non riscaldata ma anzi, come affermato da molti storici, senza vetri alle finestre, è improbabile, figuriamoci a 1800.

Qualcun altro, invero, afferma che i meschini fossero stati subito rivestiti di panno e premurosamente accuditi, ma fermiamoci, al momento, al testo di Barbero anzi alla sola premessa e alla questione della quota.

A Fenestrelle, soprattutto nel periodo che va da novembre a febbraio, le temperature minime, altro minuzioso dato, variano tra -5° a -11° con punte di -15°: clima glaciale quindi.

Infatti le visite sono consigliate a luglio e agosto e Luca Agostini, una fonte neutra che si occupa di turismo e che lo ha visitato, nel suo blog il Forte lo descrive  così: “Ricordando l’epoca si può immaginare che, in quel periodo, essere dei semplici detenuti era quasi una condanna a morte, vista la scarsità di cibo fornita e per le misere dimore in cui i condannati venivano alloggiati.”

Si va bene, direte,  ma Fenestrelle a che altezza è?

In realtà si tratta di un complesso di costruzioni che partono dai 1200 metri e arrivano ai 1800 collegate tra loro da camminamenti, scalinate e difesi da quella che viene definita con ingiustificata enfasi la “Muraglia Cinese d’Italia”. In basso, un poco più su dei 1200 metri, troviamo il Palazzo del Governatore, quello degli Ufficiali e il forte San Carlo e a 1800 il Forte delle Valli e la Batteria dell’Ospedale, in mezzo la ridotta Santa Barbara.

Se appare altamente improbabile che i soldati napoletani fossero tenuti tutti prigionieri a 1800 metri è altrettanto improbabile che fossero tutti intrattenuti nel Palazzo del Governatore o degli Ufficiali o al forte San Carlo.

Una coperta troppo corta.

Una così precipitosa collocazione del Forte a 1200 metri toglie credibilità storica, già alla quinta riga del libro,  all’intero lavoro, riducendolo a opuscolo di propaganda e quindi, in quanto tale,  proditorio e poco affidabile. Suona strana questa simmetria con i neo-borbonici: Barbero  si colloca ai piedi del complesso fortificato e loro alla cima.  Il libro di Barbero è stato forse troppo frettolosamente preso come assolutorio di quello che è realmente accaduto a Fenestrelle. Forse un poco perché la Storia Patria del Risorgimento ci è stata tramandata solo come successione di atti eroici, un poco perché Fenestrelle è dal 1999 simbolo della provincia di Torino, un poco perché l’idea che a Fenestrelle le cose non andarono proprio perfettamente non è politically correct e, infine, perché la cattiva coscienza appena trova uno straccio si cancella in fretta.

Con questo incipit Barbero ci lascia il sospetto che alla propaganda neo-borbonica contrapponga la propaganda neo-risorgimentale e che non faccia adeguatamente il lavoro dello Storico nella nobile accezione di Bloch lasciando noi, gente in buona fede, incerti a chiederci a chi dobbiamo dar retta. La stessa presunta minuziosità vantata frana vistosamente al primo inciampo, alla prima verifica e somiglia a fumo diffuso ad arte. Che necessità ha avuto di una manipolazione così evidente? Insomma perché ridurre così un questione importante della nostra Storia svilendola a una gara tra neo-borbonici e neo-risorgimentalisti e a tirare una coperta troppo corta per entrambi? Se Fenestrelle non fu un lager fu sicuramente una prigione inumana e il confine tra le due cose è labile, impalpabile e soggettivo.

Per questo mandiamo Alessandro Barbero dietro la lavagna. Ma il libro continua e hai visto mai che si debba ripetere la punizione? Può  darsi che i 1200 metri siano la sola e unica  minuzia trascurata. Magari è stata tutta colpa della fretta, sicuramente,  o dell’editor o di una segretaria.

Barbero finirà ancora dietro la lavagna? Seguite il blog e lo saprete

Ales

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