Siamo tutti democratici e amiamo tutti la democrazia. Ma ci dimentichiamo che democrazia significa ‘governo del popolo’. Ben diverso da oligarchia, tecnocrazia e dittatura.

Ma il popolo è la sommatoria di classi sociali con interessi diversi e spesso contrapposti. L’esercizio della democrazia diventa quindi impossibile senza l’esistenza dei partiti, il cui etimo è ‘di parte’.

Poi viene la politica che ha nell’etimo ‘l’arte che attiene alla città’, ossia quell’arte che fa sì che gli interessi di classi sociali e blocchi di interesse contrapposti trovi una sintesi che massimizzi gli interessi comuni sacrificando necessariamente alcuni interessi di parte.

L’illusione dei governi tecnici

L’illusione che ci possano essere governi ‘tecnici’ che riescano a massimizzare l’interesse della città massimizzando contemporaneamente gli interessi di ‘parte’ o di classi è una scemenza, specialmente se per l’ambizioso programma ci sono pochi mesi.

Scemenza favorita dalla mistificazione propagandistica della Seconda Repubblica che ha progressivamente negato l’esistenza stessa delle parti, ossia della sinistra e della destra, e a cui si è appoggiato il M5S ai suoi albori.

Il risultato è che le differenze e le disgregazioni sociali e territoriali sono aumentate fino ad annullare il ceto medio, favorire l’interesse di pochi gruppi di potere ed economici e facendo aumentare a dismisura le povertà.

Questo è accaduto dal 2008, anno della crisi dei sub prime, numeri Eurostat alla mano, fino al 2018, e i principali protagonisti di questa epoca sono stati in successione Berlusconi, Draghi, Monti, Renzi seppure con ruoli diversi tra Italia e Europa.

Sorpresi dall’elenco?

Se vi sorprende nell’elenco il nome di Draghi ricordate che la lettera dell’Europa del 2011, con il compitino assegnato a Berlusconi e attuato da Monti, portò la sua firma .

Il disastro economico del decennio determinò da un lato la necessità di un vaso di espansione alle proteste sociali, funzione assolta dal M5S e dalla Lega alle elezioni del 2018, e dall’altro non dando una cornice di ‘parte’ a questa protesta tutti i partiti, e movimenti, si sono trasformati pian piano in allegre combriccole che dicono tutto e il contrario di tutto, senza principi, senza idee, senza visione e quindi inaffidabili come bandieruole al vento.

Solo questo giustifica la possibilità della formazione del governo di Mario Draghi.

Dietro le quinte

Dietro le quinte però le classi sociali continuano ad esistere e quelle che hanno maggior potere esercitano maggiore influenza e determinano, tramite i media e la gestione diretta del potere, le dinamiche dell’opinione pubblica finalizzate alla salvaguardia dei propri interessi. Uno dei principali errori del M5S è di non aver favorito il ricambio della classe dirigente confermando quella precedente sia nella PA che nelle società pubbliche.

Attenzione però a lasciare i ceti meno fortunati privi di rappresentanza politica.

Le classi dominanti non hanno mai digerito la sconfitta del 2018 e hanno odiato soprattutto i parvenue usciti dal nulla del M5S, senza rendersi conto che senza di loro la protesta sociale avrebbe assunto contorni drammatici.

Ma tutto questo è ormai alle spalle.

Rimangono però tutte le premesse del disastro che nascono proprio dall’assenza di principi, idee e visione dei partiti pronti a tutto pur di salvare il proprio ruolo di esecutori di interessi altrui.

Ma i problemi della polis, ossia del Paese, rimangono tutti e per risolverli servono progetti di lunga durata e una visione pluriennale.

Ho lavorato a lungo in una multinazionale finanziaria tedesca in posizione apicale. Ne ho conosciuto il metodo: interminabili discussioni fino alla decisione finale. Presa la decisione si attuava e chi la metteva in discussione era un nemico, era fuori. Ricordate la nascita dei governi tedeschi tra socialisti e democristiani? Dopo mesi di discussioni sul programma durano tutta la legislatura.

Il metodo italiano è diverso. Si prendono decisioni importantissime e in grado di stravolgere i destini futuri ogni 5 minuti mettendole in discussione un attimo dopo averle prese.

Ne sono nati così innumerevoli governi. Appeno formati si iniziava a demolirli.

Il governo dell’oggi

Ho qualche esperienza di organizzazioni complesse. Ci vuole tempo per capire, progettare e realizzare. Ci vuole un fiat per distruggere.

Il Paese ha problemi enormi: perdita di identità, di produttività, di equità sociale e territoriale, una pubblica amministrazione e un sistema sanitario che, nonostante i tagli di un decennio ad opera dei benemeriti citati prima (Berlusconi, Draghi, Monti e Renzi), in qualche modo ha retto nella pandemia per uno dei tanti miracoli italiani realizzato dal governo Conte e dalla sanità pubblica delle Regioni, con l’eccezione della Lombardia in mano ai privati e ai tangentisti.

In un Paese normale e civile le elezioni sarebbero state la logica conseguenza del ricatto Renzi.

Invece tutta questa classe politica e dirigente da terzo mondo pensa che a questi problemi dovrebbe mettere mano in pochissimo tempo San Mario Draghi e accontentando tutti. Si tratta di ipocrite bugie.

Questa classe politica e dirigente non ne poteva più di essere messa a lato della gestione del potere ma, fuori da ogni equivoco, è tutt’altro che un ceto capace di emancipare il Paese.

Fragole marce

Chi ha generato il Paese di oggi?

È un ceto che lo ha gestito senza nessun contrasto per tutta la seconda repubblica.

È un ceto incapace che ha bisogno dell’immigrazione illegale invece di quella legale e della precarizzazione del mondo del lavoro per comprimere i salari e poter competere pagando gli operai con un pugno di lenticchie. Ha bisogno del serbatoio della disoccupazione, specialmente al Sud, e di evadere le tasse in Olanda per arricchirsi.

A tutti quelli che si riempiono la bocca con la Germania chiedo di confrontare salari e garanzie per i lavoratori e metodo di lavoro. L’assenza di salario minimo previsto per legge, il job act sono gli strumenti con cui pensano di far progredire il Paese e renderlo moderno?

Il salario minimo per legge è una realtà in sia Germania e sia nella povera Grecia. Solo in due o tre paesi europei, tra cui l’Italia non c’è. È un fatto di civiltà, ma in Italia viene considerata una delle tante fesserie dei pentastellati.

È un ceto che tuona contro le inefficienze della pubblica amministrazione salvo poi a tagliarle i fondi. Con una pubblica amministrazione efficiente occorre essere bravi per ottenere gli appalti e non le mazzette.

È un ceto che si lamenta delle inefficienze della giustizia, ma anche qui taglia i fondi perché ha bisogno della sua inefficienza per rubare e poi salvare la ghirba con la prescrizione.

Ha bisogno di tagliare i fondi alla scuola pubblica, per far acquisire conoscenza e quindi merito solo ai propri figli nelle scuole private.

Ha bisogno non solo di corrompere funzionari e coscienze pubbliche ma anche l’ambiente.

Vedi le selvagge estrazioni petrolifere in Basilicata. Provate però a chiedere chi pagherà il costo del decommissioning finite le estrazioni e sarete considerati ignoranti e incapaci. Già perché è ovvio che questi soldi saranno a carico del Pubblico, mentre i benefici sono stati e sono privati.

E quindi questo governo Conte che, numeri Eurostat alla mano, è stato tra i migliori dal dopoguerra sia per i risultati economici sia sociali, andava cancellato. Magari pian piano, pur tra errori e incertezze, avrebbe veramente cambiato non solo il Paese, ma sarebbe anche riuscito a far ricordare a LEU e PD che si dichiarano partiti di sinistra e quindi dovrebbero esserlo.

Era mai possibile che si lasciasse Conte e il M5S a gestire i 209 miliardi? Se qualcuno del M5S si illude che stando al governo con Draghi riescano a controllare si illudono. Sono e saranno fuori dalle segrete stanze dove si gestisce tutto. Ci vuole tempo per imparare come si controlla e dove mettere i propri uomini, che non hanno, a controllare. Saranno incolpati anche degli innumerevoli prosciutti che gli passeranno sotto al naso.

 Ora ci siamo. I parvenue son all’angolo.

Non solo ma pretendono la loro fiducia per distruggere nuovamente, dopo Monti e con Draghi, il Paese.

A distruggere è facile e a Monti bastarono pochi mesi.

Meno ancora sarà necessario a Draghi per NORMALIZZARE l’utilizzo dei 209 miliardi ottenuti da Conte e il M5S.

Oppure qualcuno pensa veramente che nei pochi mesi di ragionevole esistenza di Draghi sarà riformata la giustizia, la sanità, la pubblica amministrazione, definiti gli appalti per il Recovery Plan e avviati i cantieri? Chi ha impedito loro di modernizzare il Paese dal 2008 al 2018? Meglio ancora dalla nascita della seconda Repubblica hanno avuto 30 anni per risolvere i problemi che Draghi dovrebbe risolvere in qualche mese prima di sedersi sul Colle. Ridicoli e pericolosi.

Non siamo idioti. Dite chiaramente le ragioni di questa congiura di palazzo che evidenzia solo la latente necessità dell’uomo forte in un Paese strutturalmente di destra per poter fare i propri interessi.

D’altro canto l’Italia non ha mai fatto una vera rivoluzione borghese ed è nata e ha continuato ad essere gestita da una borghesia di provincia ed esterofila che nel 1861 mandò l’esercito a reprimere i moti contadini, fece nascere il fascismo e, dopo la nobile e breve parentesi del dopoguerra, continua a impedire la nascita di una democrazia avanzata forte e libera.

Ora c’è il voto su Russeau.

Non conosco i quesiti e l’esito. Su cosa si voterà?

Sulle questioni programmatiche poste da Grillo tipo ‘cchiù pilu per tutti? Allora saranno una farsa inutile e sarà stato Grillo stesso a trasformare la tragedia del suicidio politico del Movimento in commedia.

Sarà una vera domanda sulla fiducia al governo Draghi? In funzione dell’esito si capirà se il Movimento ha ancora una dignità e un futuro perché le fragole che vuoi raccogliere, caro Grillo, non sono mature ma marce e ci hai preso tutti per i fondelli.

Nessuno dei 5S si illuda di entrare con la ‘prova di maturità’ richiesta nei salotti buoni, saranno invece esposti al massacro e al pubblico ludibrio appena data la fiducia e dando un’occhiata ai giornali e alla satira si stanno a mala pena trattenendo dall’esporli alla pubblica gogna in attesa del suicidio.

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