Per stupire mezz’ora …
Ma per stupire mezz’ora basta un libro di storia. Lo leggi, tempo impiegato da due ore a un paio di giorni, e lo racconti agli amici e alla morosa. Se non ti confondi con le date il successo è assicurato.
In questo Alessandro Barbero è indubbiamente al top! Invidioso? In realtà neanche un poco, ma chi ci crede? Poi bisogna avere il fisico e l’aria da primo della classe, e quella non la inventi in mezz’ora. O ci sei nato o ciccia! Come per Napoleone.
E Barbero, docente di Storia medioevale in quel del Piemonte, ci sguazza. Un affabulatore nato, un vero professionista. A furia di studiare il medioevo l’arte del menestrello gli è entrata nel sangue. Bravo è bravo, un aedo moderno, un cantastorie che crea dipendenza.
Ma il Medioevo, a cui hanno dedicato una intera vita Pirenne, Duby, Le Coff e tanti studiosi italiani e stranieri non gli basta. I greci? Ecco Le ateniesi. Poi ci spiega cosa ci fece Enea nel Lazio, come Napoleone perse a Waterloo, Caporetto, l’impresa di Fiume e dopo altri giri e giretti e aver fatto visita a Maria Antonietta e consorte, ci intrattiene anche sulla reale esistenza di Gesù di Nazaret.
Così nasce il pensiero unico
Solo a parlare di questo monumento alla cultura in pillole c’è da tremare. Sotto ogni video commenti del popolo osannante. Se lo contesti sei finito e ti esponi all’insulto. E poi perché leggere un libro, affannarsi a studiare, confrontare, approfondire fino a quando non si sblocca quell’ingranaggio del cervello che ti schiude la conoscenza?
Seduti in poltrona basta lasciarsi trascinare dall’ascolto per sentirsi dotti, preparati e dei veri mostri di scienza storica. Insomma: acculturati! Guai a chi mette qualche pulce nell’orecchio sull’onnisciente verbo del Barbero. Si genera incertezza e poi come si fa a fare i fighi con la morosa? Così nasce l’omologazione culturale e il pensiero unico.
Le pieghe della Storia
Sono lucano, figlio di una terra che nel risorgimento italiano ha lasciato sul campo dai 20.000 agli 80.000 morti ad opera dell’esercito piemontese. Cifre incerte derivanti dalla difficoltà nel reperire le fonti. Ma si poteva documentare la strage? Quale strage? Appunto, lasciamo perdere.
Sulla popolazione interessata della Lucania e dintorni, circa 600.000 umani, significa dal 3,3% al 13,3%. E come se il Covid facesse dai 2,0 agli 8 milioni di morti, più o meno, solo in Italia. Il nazifascismo ne fece dopo l’8 settembre circa 300.000. Sulla popolazione dell’epoca meno dell’1%. La repressione dei Borbone dopo il 1848 causò 500 morti. Solo 500? Sì, solo 500, circa. Percentuale trascurabile.
Legittime curiosità
Qualche curiosità su quel periodo storico credo sia legittima. Le famiglie lucane si divisero ma unite piansero i lutti da cui i lucani non si sono mai più ripresi.
Il Risorgimento non seguì un percorso unico e fu diverso in Lombardia, in Emilia e Toscana, in Sicilia e in Calabria e in Lucania, Puglia e Veneto. Credo sia normale ricordarlo in modo diverso in Piemonte e in Lucania e di un periodo storico così complesso va a finire che ognuno ricordi quello che gli aggrada.
Capire la storia significa orientare il futuro per evitare gli errori fatti, ma per capire gli errori occorre andare a cercare nelle pieghe della storia. Un popolo che ignora il proprio passato non saprà mai nulla del proprio presente, diceva Montanelli. E non è in grado di progettare il proprio futuro, aggiungo io. Se poi il passato è raccontato ad mentula canis?
La propaganda è la negazione della Storia
In questo ambito mi sono imbattuto nel libro di Barbero ‘Le prigioni dei Savoia’. Un libro di propaganda.
Ora i fedeli del Barbero si mettano tranquilli. Questo è il terzo e ultimo post dedicato al libro di Barbero su Fenestrelle. Anche perché con questo terzo post sono arrivato solo a pagina 100 e mi sono scocciato. Avrei dovuto scriverne uno per ogni pagina.
Ovviamente chi contesta Barbero per questo libro viene subito tacciato di essere neo borbonico. Ovviamente non ritengo che ci sia nulla di offensivo in questo, tranne l’intenzione di chi così ti appella. D’altro canto chi ha scarsi mezzi culturali deve necessariamente incasellarti in una categoria, altrimenti non sa come valutare quello che scrivi o quello che dici. Capirlo poi! Non esageriamo con le attese.
I modelli culturali che posseggono sono autoreferenziali e seguono le logiche del branco. Juventino buono, milanista cattivo. Se non ti classificano come juventino come fanno a sapere se sei buono? Tifo, propaganda, mistificazione tutto il contrario della Ragione e dell’Argomentazione.
Perché il libro di Barbero è propaganda?
Andiamo a pagina 23: “Poiché, come vedremo, un pezzo forte della pubblicistica neo borbonica riguarda le condizioni tragiche in cui sarebbe avvenuto il trasporto, osserveremo qui che a compierlo furono in parte vapori della marina napoletana, e che il generale Della Rocca si accordò con gli ufficiali borbonici capitolati a Capua, i quali rimanevano a Napoli, perché almeno due di loro accompagnassero ogni bastimento.”
Ora immaginate che invece di leggerla questa frase la sentiate in una delle orazioni di Barbero. Cosa vi resta in testa? Solo : neo borbonici uguale falsità uguale incultura. E giù mazzate! Compatiteli, non sono intelligenti come voi.
La forza di Barbero è proprio lì: parla semplice e incanta, da la sensazione a tutti di capire e di avere un cervello. Anche a chi non lo ha? Sì, anche a loro. Come farà? Boh!
Come farà?
Ma scusate, e Caino e Abele? E Romolo e Remolo, come direbbe il Berlusca? Fratelli coltelli, cosa significa? Insomma la flotta napoletana passò armi e bagagli ai Savoia ancora prima che Garibaldi reclutasse i Mille, e non c’era un minimo di ruggine con i soldati? E poi i soldati che si arresero a Capua – a pagina 10: come risulta da più di una testimonianza, erano convinti che appena deposte le armi sarebbero stati lasciati liberi di tornare alle loro case, e non si aspettavano di essere portati al Nord, come invece prevedeva la capitolazione firmata dai loro generali – erano sereni e vedevano di buon occhio i propri ufficiali? I propri ufficiali che invece rimanevano a Napoli mentre loro chissà in quale galera nordica andavano? Tutta la narrazione di Barbero racconta del caos e degli invii al porto di Napoli, stracolmo di soldati, e di navi sovraffollate che non riuscivano a trasportare tutti.
Ma per la pubblicistica di Barbero le condizioni del trasporto furono ideali, come tra fratelli e amici coinvolti in un egual destino. Una tarantella insomma! Semplicemente ridicolo, ma nessuno lo contesta sul piano logico prima che su quello storico. Eppure basterebbe un minimo di integrità e onestà intellettuale. Come farà? Boh!
Maramaledeggiare con i vinti
A maramaldeggiare con i vinti c’è un futuro assicurato. Fiere, mostre, ricchi premi e cotillon. A me non piace, preferisco il reato di lesa maestà e urlare il Re è nudo! Una vita così non la fate. Una fatica!
Chi ha avuto la pazienza e il tempo di leggere i primi miei due post in materia, qui e qua , ormai conosce il metodo.
Nessun confronto con altri testi e altri storici, ma solo l’analisi delle contraddizioni interne e delle stupidaggini dal sen fuggite per amor di tesi all’interno del libro.
Propaganda per ristabilire l’onore dei sabaudi, ma senza rendersi conto che basta quello che ammette per comprometterlo in via definitiva.
Barbero si contorce per giustificare i suoi avi conterranei. Lo fa come chi per difendere una poco di buono dice: era una bagascia, ma nelle feste comandate la dava solo al prevosto e solo dopo tre Pater, Ave e Gloria.
Quanti prigionieri? Troppi comunque
Quanti furono?
Inseguire la matematica del Barbero è difficile. In sintesi dai 20.000 ai 40.000. Meno di 20.000 per Barbero, non erano ben controllati e scappavano. Il minimo sindacale. Più di 40.000 per i neo borbonici. Come per l’altezza di Fenestrelle: a quota 1200 per Barbero, 1800 per i neo borbonici. Sempre per dare un senso ai numeri comunque tra il 15% e il 30% della forza dell’esercito napoletano.
Troppi anche per Barbero per giustificare la finzione del grido di dolore e nascondere l’occupazione militare di uno Stato sovrano.
Ma accentando la sua logica a Fenestrelle furono mandati circa 1.200 cristiani. Ci arrivarono, a dispetto del viaggetto in prima classe coccolati dalla marineria ex napoletana testé narrato, in condizioni pietose. Dopo aver bivaccato per giorni nel porto di Napoli e per altrettanti a Genova. Si guadagnarono così la fama di straccioni puzzolenti.
Senza pudore
Senza alcun pudore e senza trarre conclusioni a pagina 90 Barbero ci racconta:
Il bolognese Minghetti, che un mese dopo sarebbe diventato ministro dell’Interno, scriveva a Ricasoli il 25 novembre 1860: “Purtroppo il sentimento di italianità è raro e frivolo nel mezzogiorno d’Italia e le difficoltà del governo sono d’una gravità spaventevole. I soldati che vennero prigionieri a Genova ci offrono un triste spettacolo: immondi del corpo quanto corrotti nell’animo.”
Se fossero corrotti nell’animo Dio solo lo sa, non certo Minghetti o Barbero. Quello che è certo è che se erano immondi del corpo la causa non può che essere stata dei piemontesi che in quelle condizioni li misero con viaggi, stenti e tappe forzate.
In tutto questo ci furono dei morti
A pagina 57 Barbero ci dice che tra i prigionieri a Fenestrelle ci furono 178 ospedalizzati, ne morirono 5. Sempre per dare un senso ai numeri il 15% degli arrivati si ammalò. Solo lo 0,004% morì.
Insomma questi soldati napoletani arrivati stremati, malnutriti, tenuti in una gelida prigione dove le temperature del periodo in uno degli inverni più rigidi, come ci dice lo stesso Barbero, raggiungevano in media i 15 ° sotto lo zero morirono solo in 5? In una epoca in cui la principale causa di morte era la polmonite? Insomma erano un misto tra Mandrake e Superman! Via più veloci della luce! e in un fiat avrebbero preso in mano il carcere e riconquistato il Regno. Ma i furbi piemontesi avevano riempito i materassi di kryptonite verde.
A supporto Barbero cita i registri parrocchiali e le assegnazioni ai reparti, ma manca la ricevuta degli arrivi a questi reparti. Con questi criteri Dachau non sarebbe esistita.
Chiedo scusa se il paragone pare irriverente, e lo è. Io non credo che Fenestrelle sia stato un lager, ma una atrocità sì. Una cosa sfuggita di mano sì, tant’è che il carcere fu vuotato nei tempi più rapidi possibili. La volontà di sterminio, propria dei lager, non mi pare provata. Se faccio il paragone è perché le mistificazioni, il giustificazionismo forzato e la pubblicistica di Barbero sono una miscela urticante, oltremisura.
Dietro la lavagna
Normalmente questa categoria di post la chiudo con l’immagine di una lavagna con il nome del punito. Questa volta no, perché fare i fotomontaggi di Barbero mi ha divertito troppo.
Scopri di più sul mio ultimo libro: Bla bla bla Sud. Perché il PNRR non salverà il Sud e il Paese!