Corazze in attesa

Mai come oggi la sinistra italiana mi pare in completa crisi di identità e confusione. Incapace di una proposta che guardi al futuro del Paese, si accomoda alla tattica e alla navigazione sotto costa. Evitato, non per meriti propri, lo scoglio Berlusconi sta lanciando il Paese a tutta forza verso lo scoglio Draghi.

La prospettiva brezneviana

 Le proposte di Letta sono quelle di un Mattarella bis e di salvaguardare la figura di Mario Draghi, giustificando il tutto con le attuali emergenze pandemiche e dell’attuazione del PNRR. Come italiano mi sento umiliato: un paese di 60miloni di santi, navigatori eccetera si è ridotto ad affidare la propria sopravvivenza a due ‘nonnetti’? Nel mentre, in piena pandemia, si è votato in ovunque in Europa.  L’intera sinistra sembra folgorata dalla idea dell’uomo solo al comando, dell’uomo della provvidenza. Idee un tempo patrimonio esclusivo della destra più becera e qualunquista, in questo caso condite da una prospettiva brezneviana degna delle peggiori esperienze del socialismo reale.

Cosa c’entri Draghi con la sinistra non è dato sapere.

Come governatore della BCE scrisse all’Italia il 5 agosto 2011 un elenco di prescrizioni che andavano dalla precarizzazione del lavoro e la riduzione di diritti e pensioni ai tagli al pubblico impiego, oltre che alla liberalizzazione di monopoli naturali, come l’acqua. Misure imposte dall’Europa non certo nell’interesse del Paese. Ancora oggi nell’azione di governo la visione liberista, vedi decreto concorrenza, di Draghi non si è modificata e forti perplessità destano le politiche fiscali e la completa assenza di qualsiasi forma di lotta alla evasione fiscale.

Whatever it takes

Significava che avrebbe salvato l’Euro, e le Banche tedesche e francesi specialmente, a qualsiasi costo. Ma il prezzo lo hanno pagato i greci e i poveri dell’Europa del sud: anche noi. Basta vedere i dati Eurostat. È stato protagonista della più cupa pagina della storia europea dal dopoguerra ad oggi. La sinistra ha accettato e girato le spalle alla Grecia, e non capisco come sia stato possibile e come non si interroghi sul significato stesso di democrazia in Europa. A Letta sono sfuggite le ultime prese di posizione di Davide Sassoli, insieme a quelle della Fondazione Delors, in merito alla necessaria riforma di istituzione come il MES nel senso inverso a quella che si sta attuando? L’appartenenza all’Europa implica cessione di sovranità ma non è concepibile, per sinceri democratici, che questa avvenga a favore di istituzioni prive di responsabilità politica. Mi chiedo cosa votiamo a fare se la funzione del governo è di fare da cinghia di trasmissione di politiche economiche della destra liberista dettate da funzionari della BCE e del MES.

Tenuta democratica

Se Draghi andrà al colle cadrà il governo e mi pare difficile la nascita di un nuovo esecutivo. A meno che qualcuno, Letta e Giorgetti?, non immagini la istaurazione di una repubblica presidenziale di fatto: insintesi un golpe! Draghi ha mostrato un piglio autoritario fuori dal comune. Ha bacchettato ministri, non solo quelli tecnici ma anche quelli che lo sono perché rappresentano milioni di elettori a volte umiliandoli, e ha mal sopportato il ruolo di quei pochi giornalisti che si sentono ancora liberi di criticarlo e fare domande. Non ha mostrato, a parte dichiarazioni di forma, alcun rispetto per il ruolo del parlamento. La finanziaria è stata approvata senza che i deputati abbiano avuto tempo di leggerla e senza il parere della commissione finanza. Il suo stile è quello di cercare l’appoggio di capibastone, siano Grillo Di Maio o Giorgetti, che cerca di condizionare e forzare. Non è chiaro a quali interessi risponda. Non ha mai espresso una visione politica della società, mi pare più interessato a salvaguardare equilibri consolidati, oltralpe e no. È tutto da dimostrare che abbia mai difeso l’interesse nazionale. Di Conte ricordo come abbia costretto l’Europa a varare il NGEU, tenendone inchiodati i leader per 5 giorni, e come abbia puntato i piedi sulla questione delle quote di immigrati. Qualcuno ricorda una presa di posizione forte a difesa del Paese di Draghi su qualsiasi tema? Io no.  Sospetto è il continuo endorsement dei potentati stranieri. Hanno veramente così a cuore le sorti del Bel Paese?

Un governo salvato dal gong

L’esperienza del suo governo è comunque finita. È finita perché l’azione del governo Draghi, dopo solo undici mesi, è già in visibile affanno e priva di respiro. Lo dimostrano i continui litigi, sacrosanti in una democrazia dove si devono mediare legittimi interessi spesso contrapposti, e la sempre più nervosa e appannata capacità di fare sintesi del premier.  Siamo onesti se non ci fossero le elezioni presidenziali il governo sarebbe durato ancora poco. È stato salvato dal gong delle elezioni presidenziali.

La disinvoltura costituzionale di Enrico Letta, Matteo Renzi e altri.

Spericolato, e ai limiti del rispetto della costituzione, è legare la questione del governo e dell’elezione del presidente, come hanno fatto Letta, Renzi e altri, perché porrebbe dei limiti al mandato del nuovo presidente che si troverebbe a dover sostenere un governo preconfezionato e di cui si dovrebbe fare garante per essere stato votato proprio con queste finalità. Insomma si pretende di eleggere un presidente tenendolo in ostaggio e che come prima cosa rinunci a una delle sue prerogative: nominate il presidente del Consiglio.

Cosa ha a che fare Draghi con il 33% dell’elettorato che nel 2018 votò il M5S?

Basandosi sul ricatto delle elezioni anticipate il Sistema ha snaturato il senso del voto del 2018. Ma il ricatto è squallido e visibile e allontana sempre più e pericolosamente cittadini ed elettori dalla politica. Cosa ritenete che pensino il 33% dei cittadini che votarono il M5S nel 2018 e che oggi vedono quel movimento appoggiare uno con la storia personale di Mario Draghi? Tutto è possibile e forse voteranno anche Draghi come presidente. Nell’Italia del ‘tengo famiglia’ nessuna novità ma c’è un limite che nessuna coscienza può sopportare: portare quello che più di tutti rappresenta l’antitesi delle motivazioni di chi votò il M5S al Colle.  Così facendo si rinuncia per sempre alla propria dignità e a quella di chi li ha votati e ci ha messo la faccia.

Le ingerenze straniere

Come 160 anni fa l’Italia è oggetto delle manovre di protettorati stranieri e gran parte del ceto dirigente continua a pensare che il popolo italiano abbia continua necessità di una guida esterna al Paese per emendarsi dai propri difetti. Questo fa parte del DNA dell’Italia, e solo chi pensa che il Risorgimento sia una successione di atti eroici e non frutto della volontà e dell’interesse di potenze straniere come la Francia e l’Inghilterra può stupirsene. Purtroppo il Paese difficilmente potrà maturare ed emanciparsi finché il proprio ceto intellettuale continuerà a nascondere sotto una coltre di ipocrite bugie la nostra storia risorgimentale. Mi riferisco a Corrado Augias che invoca l’oblio, a Alessandro Barbero   che pubblica libelli di propaganda antimeridionale su aspetti marginali del Risorgimento, alle menzogne di Luca Ricolfi e alle perfide analisi di Emanuele Felice  . Ma così è, ed è a questi che si dà ascolto.

Rimarranno solo macerie

Ormai sono 11 mesi che l’Italia è prigioniera di un governo voluto dai soliti noti e figlio di un ricatto al ribasso e umiliante del parlamento. Chiunque sarà eletto presidente rimarranno le macerie di un rapporto di fiducia tradito dal M5S e dalla sinistra nei confronti del suo elettorato. A sinistra è meno grave perché ai tradimenti e allo snaturamento dell’identità ci si è abituati, ma la sopravvivenza del M5S mi pare improbabile. Troppe rivoltanti capriole dai propri leader: Grillo e Di Maio uber alles.

Sullo sfondo più della metà dei cittadini che ha perso la fiducia nel voto, così palesemente ignorato dai propri rappresentanti.

Nel recente anniversario dei settecentenario di Dante non poteva che essere così: Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!

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